Attenti a quei “Like”!




Premessa: cosa sono i “like”?

Il “Like”, o “Mi piace”, è una funzione di Facebook, introdotta nell'aprile 2010, di grande popolarità e che è stata accolta dagli utenti con entusiasmo.
È un modo per dare feedback positivi ai post degli amici, o connettersi con le cose che interessano.  Gli utenti possono cliccare "Like" su aggiornamenti di stato, commenti, foto e link inviati dai loro amici, così come pubblicità. Quando l'utente fa clic sul pulsante il contenuto appare ai propri contatti nella sezione Notizie. Con questo pulsante è possibile registrare la presenza sul sito e consente ai proprietari della pagina di vedere a quanti utenti, e a quali dei loro amici, piace la pagina.

I social hanno la capacità di impossessarsi della vita di alcuni utenti, rendendoli schiavi di tutti i meccanismi connessi al loro funzionamento: postare foto, scrivere frasi, commenti e opinioni e aspettare con trepidazione i famosi “like”.

Un “mi piace”, diventa per molti motivo di gioia fino a trasformarsi in una ragione di vita, in alcuni casi.
La ragione è scientifica: si tratta di rilascio di dopamina.

La dopamina viene creata naturalmente dal cervello e ci fa sentire bene, viene prodotta in risposta ad un’attività piacevole come mangiare o fare sesso. Un livello troppo basso di dopamina può far sentire depressi e provocare apatia.  

Dal punto di vista scientifico

È un neurotrasmettitore endogeno della famiglia delle catacolamine ed è prodotta da neuroni dopaminergici nell’area tegmentale ventrale del mesencefalo. 

La dopamina è precursore dell’adrenalina, è strettamente collegata al centro del piacere ed è coinvolta nei fenomeni di dipendenza. Essendo uno dei principali neurotrasmettitori coinvolti nel meccanismo del piacere e della ricompensa nel nostro cervello, un aumento di rilascio di dopamina provoca il piacere.

Secondo uno studio condotto dall’Università del North Carolina un “mi piace” sotto la foto postata pochi secondi prima sul Social comporterebbe una scarica di dopamina nell’organismo.
Armando Stano, Segretario Generale dell’A.I.D.A (Accademia Internazionale delle Discipline Analogiche) ha affermato che il 3% degli utenti dichiara di connettersi e navigare continuamente sul social spinto dal senso di appagamento derivato dal consenso sociale raccolto sul profilo tramite i “Like”. 
L’assuefazione da Social funziona esattamente come qualsiasi dipendenza da droga.
Il cervello reagisce ad un “like” su Facebook (o altri social) con gli stessi meccanismi che utilizza per provare piacere attraverso il cibo o il sesso. Questa è la conclusione cui sono giunti Diana Tamir e Jason Mitchell, ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Harvard (Cambridge, Usa), in uno studio ruguardante gli "effetti sul cervello della condivisione delle esperienze personali", pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas).

Secondo le teorie più recenti l'essere umano dà un valore elevato all'opportunità di comunicare i pensieri e sensazioni agli altri, attivando meccanismi neurali e cognitivi associati alla cosiddetta “ricompensa”.


L’esperimento di Tamir e Mitchell   

Il 30-40% dell'attività verbale di ogni individuo è dedicata solo ad informare gli altri delle proprie esperienze. Tamir e Mitchell hanno deciso di tentare di comprender più a fondo i meccanismi che determinano questa propensione a divulgare informazioni personali. 
Proponendo ai partecipanti allo studio di scegliere se ricevere una ricompensa in denaro per rispondere a domande su dati di fatto o una ricompensa inferiore per dare, invece, la propria opinione su un argomento, i ricercatori hanno scoperto che la maggior parte delle persone preferisce “dire la sua” piuttosto che ottenere un compenso maggiore in denaro

I due studiosi hanno scoperto che i mezzi di comunicazione come i social network, ampliando le possibilità di parlare di se stessi, aumentano la produzione di dopamina, una molecola sintetizzata dal tessuto nervoso in seguito al piacere o alla previsione di una gratificazione. Il solo fatto che, ad esempio, un post su Facebook possa essere letto da qualcun altro aumenta proprio la produzione di dopamina. 
Le persone – hanno spiegato gli autori – si auto-pubblicizzano così volentieri perché farlo costituisce un evento dal valore intrinseco allo stesso modo delle gratificazioni primarie come il cibo e il sesso”.


Secondo uno studio di IMR Ricerche sono quasi 2 intervistati su 5 a riconoscere di abusare del noto social. Solo il 6%, tuttavia, ha la consapevolezza di vivere una vera e propria dipendenza, e non mancano coloro che dichiarano di subire degli effetti ipnotici che i Social provocherebbero.
 Poi ci sono anche quelli che, sebbene in minima percentuale, trovano in Facebook il bicchiere in cui affogare i dispiaceri della vita personale. Ma in cima alla classifica resta l’esigenza di ottenere una facile popolarità, fatta di consensi plateali, e legata a doppia mandata ad un mero esibizionismo del proprio ego.

Riconoscere una dipendenza da “Like”

A rischio dipendenza sono proprio gli utenti con maggiore popolarità, e quindi più esposti ai famosi “like”. C’è un sottile e inebriante piacere nella consapevolezza di essere continuamente letto, commentato e considerato da una community.

La fase immediatamente successiva alla pubblicazione di un contenuto è aspettare la risposta di chi ti legge, una vera e propria ansia da notifica.
La notifica è il segnale che qualcuno da qualche parte ci sta considerando. Non importa la qualità dei contenuti, ma il momento in cui si riceve una notifica lusinga e quando il “like” arriva dagli sconosciuti vale sempre doppio.


L'attesa del like è un fenomeno che esiste e che ha bisogno di essere descritto.

La dipendenza trasforma l’attività umana in qualcosa di culturalmente inaccettabile. L’individuo non ha quasi mai la percezione reale di se stesso. Sia gli utenti estremamente razionali sia quelli irrazionali sono accomunati dal desiderio umano di piacere. Entrambi faranno di tutto per raggiungere quello scopo per non deludere le proprie aspettative.
La cosa peggiore che possa succedere a un utente non è quella di ricevere una notifica negativa, ma di essere ignorato.

 Tra le varie teorie che tentano di dare una spiegazione ci sono: 
 
1.    La teoria della gratificazione, cioè del senso di appagamento nel ricevere l'apprezzamento;
2.    la teoria del capitale reputazionale, quindi porre attenzione al modo in cui ci si presenta: e se gli altri hanno raggiunto un numero di “like” superiore al proprio ci si sente in dovere di dimostrare di essere all'altezza, di migliorare la propria condizione;
3.    la teoria dell'approvazione, basata sulla convinzione che online si ha maggior bisogno di approvazione sui contenuti, perché più insicuri e ansiosi di come si appare.

Quando ci si espone a un pubblico silente si ha la certezza di non sapere cosa pensa, ma quando iniziano a cliccare sul “mi piace” si ha la sensazione di sapere quello che sta succedendo, perchè esprimono un apprezzamento.

Nessuno ama svelare apertamente il proprio lato narcisista e non resta che nascondersi dietro un dito: il pollice del “like”.

Dott.ssa Aurelia Brogno

Commenti